In occasione della prossima trail building school al Ciocco (luogo storico della mountain bike italiana) abbiamo sentito Giovanna Bonazzi e le abbiamo sottoposto qualche domanda.
Per chi non la conoscesse, Giovanna Bonazzi è una ex atleta italiana di mountain bike downhill entrata nella mountain bike Hall of Fame un paio di anni fa. Una atleta, quindi, alla quale è stato riconosciuto di aver dato un deciso contributo alla mountain bike mondiale.
Oggi Giovanna Bonazzi è titolare e gestisce “La Parona del Gelato”, una gelateria a Parona di Valpolicella, in provincia di Verona.
Nella sua gelateria Giovanna continua a collezionare medaglie grazie ai gelati che realizza, come per esempio il secondo posto al campionato mondiale di Rimini.
Inoltre, è tornata sui campi di gara partecipando anche a qualche tappa del campionato e-enduro mountain bike.
Ciao Giovanna, cosa ricordi del mondiale 1992 al Ciocco? Eravamo agli albori della MTB in Italia, no?
Ciao a tutti gli amici di IMBA Italia. Eh si, era il 1991, e al ciocco avevamo già fatto diverse gare sia di cross country che un campionato di velocità e, naturalmente, qualche gara di discesa; per cui avevo avuto la possibilità di assettare la mia mountain bike proprio per il mondiale. La forcella ad elastomeri con ben 33 mm di escursione aveva dirittura il bloccaggio per poter pedalare a tutta nelle zone più pianeggianti.
In assoluto, sia per me che per tutti i concorrenti e spettatori che sono stati al Ciocco, quella fu un’esperienza unica.
Oggi sono cambiate le mountain bike e sono cambiate le gare, ma senza dei percorsi e sentieri specifici, il “nostro sport” non avrebbe avuto futuro. Che ne pensi?
Assolutamente. Nei primi anni ‘90 io che avevo avuto la fortuna di girare per il mondo avevo già capito questo. Ho sempre apprezzato i sentieri single track americani con pendenze moderate più adatte a tutti dove però chi va forte riesce comunque a fare la differenza.
Qual è il tuo rapporto con i sentieri? Vedi dei pericoli nella continua crescita dello sport per la fruibilità dei sentieri stessi?
Il mio pensiero di venticinque anni fa è rimasto lo stesso e sull’esempio di francesi ed americani che erano decisamente già più avanti di noi: devono esserci percorsi specifici per mountain bike e sentieri per camminare; e nel caso in cui i due percorsi si intersechino, o siano gli stessi, ci deve essere educazione e rispetto.
Se si vuol far crescere il movimento, i sentieri devono essere semplici e fruibili da tutti. Come accade già per le piste da sci; ci devono essere sicuramente le piste nere, ma anche le piste azzurre e quelle rosse e, naturalmente, i campi scuola.
Tutto questo porta le persone ad avvicinarsi allo sport; bisogna quindi partire dalla realizzazione di percorsi facili, ai quali associare delle varianti impegnative.
Il trail builder trova alle volte molti ostacoli a livello amministrativo e di risorse; a volte, subisce anche l’indifferenza dei riders. Vuoi, da campionessa plurititolata, dargli una parola di incoraggiamento?
Forse in questi ultimi anni qualcuno lo ha fatto diventare una vera e propria professione, ma la maggior parte sono volontari che amano la mountain bike e che dedicano il proprio tempo libero a pulire i sentieri; quindi tanto di cappello a tutti questi amanti della mountain bike!!!
Chi costruisce sentieri per mountain bike deve avere una passione smodata per questo sport perché, come giustamente hai detto, bisogna scontrarsi con amministrazioni locali e proprietari di terreni che non sempre sono d’accordo con il progetto che si vorrebbe realizzare.
Ho sempre in mente le parole di un amico australiano che ha più di trenta persone che lavorano per costruire percorsi pagati dal Governo: il Governo preferisce spendere soldi per costruire qualcosa dove le persone possano andare a fare sport e muoversi; la popolazione che resta in forma, alla fine costa meno…
Vuoi augurare qualcosa o fare un appello per l’iniziativa al Ciocco da parte di IMBA Italia e Dolomeet?
Beh, dire semplicemente “iscrivetevi” sarebbe scontato. Quello che posso consigliare a tutti coloro che sono appassionati di mountain bike e stanno leggendo questa intervista è di mettersi in gioco e partecipare al corso. Sia che voi siate dei trail builders navigati sia che voi siate dei semplici appassionati che si trovano con i propri amici per sistemare o recuperare dei sentieri dove andare in mountain bike.
IMBA è un’associazione nata negli Stati Uniti per proteggere, preservare e condividere esperienze in mountain bike per i mountain bikers ed è per noi quasi un “obbligo” supportarla anche partecipando a questi corsi. Solo così facendo possiamo scoprire le esperienze altrui, condividere le nostre e, cosa molto più importante, imparare da chi da decenni si occupa di “regalare” alla comunità esperienze in mountain bike uniche nel suo genere.
E lavoro in gelateria permettendo, cercherò di essere anche io tra gli iscritti al corso… perché nella vita, non si finisce mai di imparare ☺